Racconto di Engin Akyürek dal n. 1 di Kafasına Göre
- aprile/maggio 2015 -
Il mio sonno profondo e operoso finisce il suo turno nel letto e, come un
guardiano notturno, lascia il servizio a pulci con cappelli e fischietti intorno
a me. I fischi delle pulci e il loro circolare nel mio corpo come dei randagi,
coprivano i luoghi più osceni del mio sonno e le parti più intime dei miei
calzoncini dalmata. Mentre il mio sogno si perdeva tra gli spazi bianchi e neri
dei miei calzoncini dalmata, perfino le fate nelle fiabe e le fanciulle brune
dalle gote rosee stavano svanendo senza nemmeno guardarmi in faccia. Dentro di
me stavo pensando “Pulci traditrici!” ma tutto si è perso e si è dissipato
come una nuvola di polvere.
Cosa succederà quando aprirò gli occhi? Come farò a scrivere la fine di
questo sogno? Mi chiedo se dovrò inventare qualcosa, ma non è come scrivere un
lavoro di fantasia, mia cara… Immagino che potrei porre fine a questo sogno,
proprio come ho concluso tante storie che ho scritto. Perché scrivo sempre dei
miei sogni e mi nascondo dietro a quelli che mi accompagnano mentre dormo come
un bambino? Perché non portano via i problemi, i problemi di questo paese, il
dolore nei volti delle persone e perché questi maledetti sogni non mi
stanno lasciando in pace?
Dove sono tutti i sogni che ho fatto ogni notte? Forse, si stanno
nascondendo nella mia stanza e non me ne sono nemmeno accorto… Mi stanno
divorando come un mostro: come diavolo sono finiti questi sogni? Forse sono un
pervertito che ha violentato chiunque è entrato nei miei sogni e non ne ricordo
la fine? Forse sono un Don Giovanni senza mutande oppure tutte le ragazze si
prendono a botte per poter entrare nei miei sogni… Comunque… Devo
assolutamente trovare un modo per porre fine a questi sogni, per questo non
voglio mai che arrivi la notte e voglio mettere la parola "sonno"
dentro ad una bara e sotterrarla il prima possibile. E poi forse, mi farò una
doccia per togliermi di dosso quelle pulci con cappelli e fischietti.
Ho visto tante civiltà, ho combattuto tante battaglie, ho parlato con tanti
re nei miei sogni, ma se potessi ricordare e scriverne la fine, il libro che
sto scrivendo diventerebbe un bestseller. Per esempio, una volta ho giocato a
tavla1 con Socrate per una lattina di gassosa: "Giochiamocela
per un Fruko2" gli ho detto, mentre guardavo un doppio sei. Ma
non mi ricordo chi ha vinto, credo che le pulci me l'abbiano impedito. Sebbene
il giocare a tavla con Socrate avesse portato un'armonia filosofica tra i momenti
pulciosi e pruriginosi del mio sonno, il lancio dei dadi di Socrate descriveva
in modo ostentato il suo spirito pratico, perché giocava in modo conforme alla
sua razionalità, come se stesse costruendo un’antica città greca. Credo che
Socrate abbia vinto la gassosa, così mi sono alzato e gli ho detto:
"Socrate, stai imbrogliando con quei dadi, vai a insegnare alla mia gente
la tua sapienza innata." Forse, Socrate si è arrabbiato con me per quello
che gli ho detto e ha imprecato, grattandosi la barba che ho visto in qualche
libro di filosofia.
La fine del mio sogno con Socrate era ovvia, ma anche se lo era, la
curiosità suscitata dentro di me dai finali che non ricordavo, non poteva fare
a meno di preoccuparmi; così i miei sogni stavano camminando tra paura e
risveglio, giudicandomi tutto il giorno con la pena dell’ergastolo. Dovevo
caricare il cervello durante il sonno o installare una videocamera tra i miei
recettori? Almeno si sarebbero accomodati e avrebbero visto che diavolo facevo
a colazione e di notte e, se non ci fosse stato qualcosa di troppo profano,
avrebbero chiamato anche gli amici a sorseggiare il tè delle nostre teiere e
avrebbero anche raccontato in modo semplice, come narratori meddah3,
i sogni che non avevano potuto vedere.
Se va così, non sarò in grado di finire questo libro. Forse non dovrei
scrivere della tavla che ho giocato con Socrate e dovrei spingerlo tra i
dizionari di filosofia nel periodo medievale? In questo modo avrei anche la mia
rivincita…
E’ meglio che io scriva una storia d'amore: lascia che il protagonista si
innamori della bella ragazza del quartiere e che suo padre, un uomo cattivo,
non approvi questo amore… Ma sarebbe una storia molto comune… E’ meglio che
racconti della mia ragazza, che ho sognato l’altro giorno. Non ricordo se era
bella o se l'ho baciata, ma ricordo solo che il mio corpo tremava, le molle del
letto si infilavano qua e là e la nostra prima conversazione in cui lei ha
parlato per prima:
"Ciao"
"Ciao"
"Ti amo"
"Smettila bugiarda! Ci siamo appena conosciuti. Vedi, anche il tuo
"ciao"
non è neanche passato, ancora".
"Bene, questo è solo un sogno"
"Certo che è solo un sogno, altrimenti come potresti dire che mi
ami?"
"Se lo vuoi così tanto, lascia che te lo dica ancora. Ecco, ti
amo"
"No, non voglio"
"Va bene, come vuoi"
"Ma come ti chiami?"
"Che importanza ha il mio nome? Io conosco il tuo"
"Quindi, non mi vuoi dire il tuo nome?"
"Chiamami la ragazza dei sogni, è abbastanza"
"Va bene, ti chiamerò la ragazza dei sogni"
"Potresti baciarmi se vuoi"
Proprio in questa parte del mio sogno, come un idiota, mi sono alzato, ho
bevuto acqua, sono andato in bagno, ho sbattuto la testa contro la porta tre
volte e mi sono perso nelle zone calde del piumone imprecando. Probabilmente ho
scambiato un’atmosfera romantica, con il grande evento urinario accompagnato
dal suono dello sciacquone. Ma ho continuato…
"Quando mi sveglierò non mi ricorderò del tuo viso, sei bella?"
"E' cosi importante per te? Guardami con attenzione"
"Sto guardando"
"Non sono bella?"
Come se avessi esiliato la parola romanticismo, il mio rotolarmi nel letto
e le dita dei piedi alla ricerca di un posto più caldo hanno rovinato tutto.
"Potremmo vederci nella vita vera?"
"Non lo so"
"Ma tu non sai mai niente!"
"lo sto per svegliarmi"
"Verrai anche domani?"
"Non lo so…"
"Allora parliamo ancora un po’"
"Vuoi andare a mangiare un dolce come due innamorati del liceo?"
"E dove potremmo trovare una pasticceria a quest'ora del mio
sonno"
"Dai su, forse una la troviamo. E non scordartelo, io sono la ragazza
dei sogni e con me potrai andare anche nei luoghi del tuo subconscio"
Il sole aveva finalmente deciso di venire alla luce penetrando la parte di
pizzo della mia tenda e la ragazza dei sogni era già svanita davanti ai miei occhi,
come una nuvola di fumo.
"Ragazza dei sogni, dove sei? Dannazione, se n’è andata via di
nuovo".
Come sempre, la sognante sinfonia del mio sonno si era persa in un pozzo
cieco. Mi dispiace di non aver potuto baciare la mia ragazza di cui non ricordo
il volto… mi domando anche come farò a scrivere questa storia d'amore. Continuo
a pensare a lei: era carina? Se uscissi per le strade e cercassi la sua ombra
sui marciapiedi, o cercassi di trovare il suo sguardo tra quelli freschi e
frizzanti dei venditori di simit, riuscirei a trovarla? Magari ci incontreremo
sullo stesso autobus, lei vorrà sedersi e io, guardando i volti degli anziani,
le cederò il posto. Non può essere nemmeno questo… diventerà un sogno nel mio
sogno, forse si poserà vicino a me con le sue ali, chi lo sa? Se non avete
nulla da fare, pensate a questa ragazza fino a quando vi addormentate…
Dannazione, forse questa ragazza dei sogni è una brutta zitella pettegola, che
vaga nei sogni delle persone e ci prova con tutti?
In realtà devo chiedere agli amici: siete usciti per quel dolce ieri sera?
Engin Akyürek
1 Tavla: backgammon
2 Fruko: nota azienda
turca che ha prodotto una bibita simile alla gazzosa fino alla fine degli anni
novanta ed è stata poi venduta alla Pepsi Cola.
3 Il significato
letterale di meddah è una persona che loda molto e, in origine era riferito a
persone che lodavano il tempo di Maometto; oggi si è trasformato in una persona
che racconta una fiaba popolare, eventi della vita quotidiana, racconti, poemi
epici, storie e leggende di fronte a una comunità.
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